giovedì 31 marzo 2016

30 MARZO

Qualche notte fa ho fatto un sogno.

Il GG ed io dovevamo uscire per una serata tipo aperitivo, festa, ricchi premi e cotillons con i suoi vecchi colleghi. Ad un certo punto il programma, e così M. una simpatica ex collega, mi propone di uscire io e lei per un sano pomeriggio di shopping. Accetto volentierissimo, e..... telefono alla collega S. per invitare anche lei. Così allegre e gaudenti, siamo andate tutte e tre insieme in giro per negozi come grandi amiche

Quando mi sono svegliata ho sperato per un attimo che fosse un sogno catartico tipo quelli del tornado della Spetti, ma niente.

Mi duole informarvi che la S. mi sta ancora sui coglioni uguale come prima.

Pace.








mercoledì 30 marzo 2016

CHICCHE PASQUALI

IL PICCOLO STORPIATORE DI PAROLE

Giorno di Pasqua, ci muoviamo in macchina per raggiungere casa dei miei suoceri al ridente paesello montano. Dopo una mezzoretta di macchina il Nin guarda fuori dal finestrino perplesso:
Nin: mamma, ma è la trapunta?
Puff: ehm, trapunta? che trapunta?
Nin: si mamma c'è traffico, è la trapunta?
Puff: ora-di-punta, si dice ora di punta amore.....




IL PICCOLO OSSERVATORE:

Martedì, ultimo giorno di vacanze scolastiche del Nin, io riprendo il lavoro lui va dalla nonna. Verso le 11 mia mamma cerca di chiamare il Ric (che era rimasto a casa) per invitarlo a pranzo
Nonna: non risponde, starà ancora dormendo...
Nin: no.. non risponde perchè lui è sempre molto occupato. Prima di tutto deve studiare. Poi ha la morosa. Inoltre se si alza 10 minuti dalla scrivania la mamma si incazza moltissimo...


DI PRIVACY

Sempre martedì, il Ric è a casa (con la morosa ovviamente) mentre suo fratello spiega alla nonna tutti gli impegni di un adolescente. Verso primo pomeriggio lo sento:

Puff: che fai?
Ric: sono a casa...
Puff: come a casa? con questo sole? che ci fai a casa?
Ric: ...con la Mela. Stiamo leggendo il nuovo libro (Ric si è "preso bene" con Lie To Me e si è comprato un libro sulla comunicazione non verbale, ndP)
Torno a casa alle 16.30 circa e li trovo, infatti, che leggono.
Nel letto del Ric, sotto le coperte.
Glom.
Saluto, prendo la palla, scendo in cortile con il Nin
Verso ora di cena ci provo...
Puff: senti Ric, va bene tutto, ma proprio farvi trovare a letto non ti sembra un po' eccessivo?
Ric (perplesso) eravamo li...
Puff: lo so che eravate li, ma insomma un po' di discrezione...
Ric (molto perplesso): ma stavamo leggendo
Puff: si ho visto, ma insomma eravate a letto abbarbicati...
Ric (sempre più perplesso): e che dovevamo fare alzarci di corsa e andare sul divano?
Puff: no, però potevate andarci un po' prima, lo sapevi che stavo arrivando...
Ric: ah, ma dici per quello? cioè, perchè sei arrivata tu?
Puff: no vabbè faniente, lascia perdere. ciao.

Glom.

martedì 29 marzo 2016

LE VACANZE PASQUALI - con una conclusione V.M.18

Benritrovati a tutti, sopravvissuti alla settimana pasquale? Io si... a stento :-)

Le ferie sono andate bene, non abbiamo fatto gran che ma visto il tempo buono e caldo ci siamo concessi qualche bella passeggiata e qualche pomeriggio di cortile che finalmente ricomincia a popolarsi dopo la tristitudine infinita dell'inverno.

La love story del Ric continua ad essere - a quanto pare - bella avviata. La donzella avrebbe dovuto partire per la montagna ed essere quindi indisponibile per tutte le vacanze ma ehi! il diavolo deve averci messo lo zampino perchè dopo che suo papà ha improvvisamente invitato il Ric ad andare con loro (giovedì sera, partenza prevista venerdì mattina... permesso negato da noi al Ric che era incazzato come una pantera) un improvvido litigio tra il suddetto papà e la donzella ha fatto si che la famiglia partisse senza di lei.

Tradotto: la morosa è rimasta a casa, da sola, per diversi giorni. Argh.

La cosa più... strana? è accaduta ieri sera.
Il Nin era a dormire dalla nonna, il GG ed io abbiamo approfittato per andare al cinema, e il Ric per invitare la morosa a cena a casa. Durante la proiezione del film il GG ha mandato un messaggio al Ric, per sapere se fossero a casa e se Ric fosse "passato in farmacia".

Capite, no?

Il Ric, senza troppi giri di parole, ha risposto indicando che la signorina si trova in quei giorni del mese che rendono se non impossibile quanto meno disagevole per prodursi in capriole spregiudicate sul (mio) divano, cosa che ha provocato a mio marito una crisi respiratoria, uno pneumotorace, un ischemia coronarica e un ictus, tutto allo stesso tempo. ("Non sono pronto non sono pronto non sono pronto non sono pronto...").

Al rientro dal cinema li abbiamo quindi trovati amorevolmente puccipucciosi sul divano che guardavano Lie To Me. Non saprei dire in che stato fossero perchè  nonostante la temperatura più che primaverile stavano affondati sotto una bella trapuntona pesante......

Abbiamo salutato, ci siamo cortesemente informati sulla loro serata e ci siamo ritirati nelle nostre stanze, a farci beatamente gli affaracci nostri. E che, loro si e noi no? Dico, chi è l'adulto, qui?
- Chi lo avrebbe detto... - dico io, alla fine della fiera - ...20 anni fa trombavamo di nascosto da mio papà che stava nell'altra stanza... ora lo facciamo col figlio.....
- Beh, l'importante è che trombiamo, chi c'è nell'altra stanza non ha nessuna importanza.

VANGELO, non trovate?

martedì 22 marzo 2016

FERIE

Ciao a tutti,

ancora 43 minuti, e sarò ufficialmente in ferie fino a martedì' prossimo!

Non so se e quando accederò a Blogger, perciò approfitto intanto per augurarvi Buona Pasqua, buone vacanze, buone ferie, buon quelchevoletevoi.

Non esagerate col cioccolato e non piluccate tutte le mandorline sulla colomba :-)

Se potete, non mangiate agnelli.

Rilassatevi, riposatevi, e godetevi la primavera.

Baci

giovedì 17 marzo 2016

#STORMOMS - Great Expectations

Le grandi aspettative della vita?
Beh, a dire il vero non ho mai avuto sogni di grandezza, ovvero non sogni "reali".
Da ragazza sognavo genericamente di "diventare famosa" ovvero mi sarebbe piaciuto essere una persona conosciuta, probabilmente come grande scrittrice di romanzi. Ma non ho mai avuto la disciplina sufficiente per mettere davvero su carta tutte le storie che mi si affollavano (e si affollano) in testa, perciò ho sempre saputo che quel sogno non avrebbe trovato posto nemmeno in un cassetto.

Sognavo inoltre un grande amore, e quel sogno - se posso permettermi di dirlo - credo di averlo realizzato.

Aspettative grandi le avevo quando attendevo il mio secondo figlio.
La mia mente era piena di meravigliose immagini di fratelli maggiori disponibili ed amorevoli che conducevano per mano un fratellino ai suoi primi passi, di fratellini spaventati che si rifugiavano nel letto del fratello più grande durante un temporale, di grandi amori e baci e abbracci e affiatamento e gioia e amicizia e... e...e....

E un accidente!
Io ho due maschi, con 7 anni di distanza.
Il Ric, devo dire, ha accolto il Nin con entusiasmo.
Erano anni che mi diceva che voleva un fratello, quindi l'arrivo è stato molto emozionante ed i primi tempi assai edificanti.

In seguito l'idillio è un po' passato.
I due si vogliono bene, questo è innegabile, ma un po' il caratterino "che taglia e che cuce" del Nin, un po' l'ingresso del Ric in adolescenza ad oggi le interazioni sono per la maggior parte burrascose.

Amorevoli parole del tenore di "brutto pirla" vengono scambiate quasi quotidianamente ed a nulla vale il mio vigile intervento. Il Ric è dispettosino - diciamo che gli piace giocare un po' rudemente - ed il Nin - che sul campo di rugby prende botte da orbi senza colpo ferire - non tollera il minimo fasditio se proviene da suo fratello.

Risultato: l'uno ulula come un lupo affamato (vieni qui che ti ribaltooooooooooooooooooo) e l'altro risponde con ululati di pari livello di decibel (maaammaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaiutoooo).

Mi consolo pensando ai tempi in cui dormivano effettivamente insieme in un unico letto (su suggerimento del Ric), ed ai momentanei attimi di calma, tipo quando il Ric aiutava il Nin nei compiti a casa, o quando si mettono a petto nudo da veri macho a farsi i selfie o a fare ginnastica in cameretta (questo significa che il Ric usa il Nin come peso da sollevare), o quando - raramente - si accoccolano vicini sul divano a guardare la tv.

Eh vabbè.
Bisogna comunque sempre ricordare che il Ric ha tatuato il nome di suo fratello sul braccio.. quindi c'è speranza!

Questo post partecipa al tema del mese delle StorMoms


martedì 15 marzo 2016

SIIIIII.... LA VITA E' TUTTA UN FILM




Io credo di essre la perfetta esemplificazione del significato dell'espresisone "vivere in un sogno".

Ho la singolare (e a volte spiacevole) tendenza a considerare la vita come un film. Avete presente quando in un film tutto porta inesorabilmente verso una certa conclusione e voi dite "ma no non è possibile, non può finire così, succederà cosà di sicuro..."? Che poi trattandosi di un film (o di un romanzo) normalmente succede davvero quanto preventivato, le cose prendono i binari "che devono".

Ecco il punto è che io lo faccio anche per la vita vera.

E' una versione fantasiosa del non accettare un no come risposta. Se una cosa "deve" andare in un certo modo, cazzo ci deve andare sia dentro che fuori dalla cellulosa, e al diavolo la logica.

Mi rifugio dietro i "Ma non è giusto!!" come una bambina e non demordo finchè non ce l'ho avuta vinta. Cosa che peraltro accade assai di rado, perchè appunto questa è la vita vera e non un film e la vita vera si sa va come vuole lei mica come diciamo noi.

E tuttavia non riesco a liberarmi di questa inclinazione.

Non mi rassegno alla vita reale. Voglio essere un personaggio di un romanzo epico, voglio essere visionaria e lungimirante come Eleanor Guthrie, coraggiosa e sprezzante e ironica come Anita Blake, amata come Claire Fraser, intelligente come Hermione Granger, irresistibile come Elise Clifton-Ward, caparbia come Morgana del Lago.

Immagino che questo significhi che non ho ancora superato l'adolescenza, giusto?














venerdì 11 marzo 2016

MEMORIE A LUNGO TERMINE

Io non so perchè, giuro che davvero non lo so, ma in questo periodo sto rimuginando parecchio sul passato.
Bella bazza.

Ieri c'è stata un'occasione da nulla, chiacchierando con una mia amica si parlava di mariti, lei si lamentava del suo che è poco collaborativo, e a mo' di giustificazione aggiungeva "si però preferisco comunque così di quelli coi segretucci che occultano il cellulare".

Ecco basta una cosa da poco come questa per riattivare i miei neuroni mnemonici i quali non sanno mai dove cazzo sta il mio dannato cellulare, ma quanto ad avvenimenti di 3-4-5-6 anni fa sono sul pezzo come il capitano Flint abbarbicato al cannone prima dell'abbordaggio della Urca. Sti stronzi.

E così mi sovvengono episodi e conversazioni che per quanto innegabilmetne appartenenti al passato, ancora allungano le loro ossute scheletriche maledettissime ombre verso il presente. E parlo di un presente connesso soprattutto con la mia testa, con quello che succede dentro (e non fuori) di me ogni qualvolta uno sprazzo di ricordo si fa strada fino all'avanguardia, superando la masnada di blocchi psichici che mi sono imposta al fine di trattenerli nelle retovie.

Tutte metafore guerrafondaie, oggi.
Interessante.

La prima cosa che sento montare è la rabbia, immagino perchè è la prima che ho soppresso a suo tempo, per fini pratici e strategici. Una rabbia che sento radicata e profonda, per aver permesso ad una persona esterna, a qualcun "altro" di mentirmi e umiliarmi, di farmi sentire inadeguata, piccola ed inutile. Per aver abdicato a me stessa ed aver messo il mio benessere in mano ad altri.
Rabbia verso me stessa, oggi, per aver accettato giustificazioni, per aver creduto ad una buona fede molto dubbia, per non aver avuto i "coglioni" di fare allora quello che onestamente andava fatto.

Intendiamoci: non sono pentita. Assolutissimamente no.
Sono tuttora convinta che le mie scelte siano state quelle giuste e non le rinnego, anzi le abbraccio ogni giorno.

Ma quando il mio sguardo volge all'interno, quando sono sola con me stessa, quando bado solamente a quel che provo davvero nel nocciolo più profondo di me, beh, in quei momenti penso che avrei dovuto avere più coraggio. Che se lo avessi avuto probabilmente avrei sofferto meno, in un modo o nell'altro. Mi viene il pensiero di essere stata guidata dalla paura più che dal buon senso, dal dolore più che dalla coerenza. Mi sento spinta a dubitare, non delle scelte compiute (come ho detto, le riconfermo quotidianamente), ma delle motivazioni dietro di esse.
L'idea di avere (forse) agito per paura mi atterrisce, anche se il risultato è stato comunque positivo.

Ripenso alle cose che sono state dette e fatte e mi domando: ma come cazzo hai potuto sopportarlo? Ma cosa sei, una patetica donnetta lacrimosa?

Poi però penso che no, non sono una donnetta lacrimosa, e che se non lo sono oggi forse parte del merito è anche del lavoro su me stessa che quegli avvenimenti mi hanno spinta a fare. Sono cambiata in modi che in parte sono completamente nascosti, ho dovuto scendere a tremendi compromessi che non mi saerei mai immaginata di poter gestire, ho cambiato il mio approccio alla vita, ai sentimenti, alla famiglia, al matrimonio e all'amore. Sono diventata meno egocentrica, più consciamente comprensiva, ovvero: ho imparato a comprendere il mio prossimo in maniera attiva, in maniera consapevole - che è molto diverso sia dal giustificare e via, sia dal condannare e via.

Di questo sono lieta.

Tuttavia spesso mi sento ancora ferita e umiliata come allora.
Non ho percezione di quanto e come l'altra parte dell'equazione sia realmente cambiata rispetto agli atteggiamenti che ci hanno portato a suo tempo sull'orlo del baratro. Non so, nei fatti, se lo sia davvero. Sospetto però che ancora manchi una comprensione profonda di quanto avvenuto, dei sentimenti ad esso correlati, anche se devo ammettere che potrebbe essere soltanto una mia paranoia. Vero è che una ammissione di responsabilità non c'è mai veramente stata: quello che ho avuto sono state generiche giustificazioni e allusioni a quanto io fossi esagerata.

E poichè, così si dice, chi non comprende i propri errori è generalmente destinato a ripeterli, devo ammettere che non riesco più ad essere completamente tranquilla. E bisogna che io me ne faccia una ragione.

Alla faccia di "non posso mica pagare per tutta la vita".







mercoledì 9 marzo 2016

SENZA TITOLO

Vabbè a sto punto mi inizio a preoccupare.

Come dicevo il Ric è ai domiciliari, dalla fine della scorsa settimana, e gli ho detto "almeno" fino all'interrogazione di storia (il 15/3) sempre ammesso che vada bene, che i compiti in classe che devono tornare siano tutti sufficienti (per ora lo sono) e che non combini qualche altra cazzata di qui ad allora.

Ieri pomeriggio, per fare un esempio, torno alle 16.30 lo trovo che studia, bene. Interrompe per la merenda - il ragazzo ha da crescere - poi riprende un'oretta. Verso le 17.30 o poco più lo vedo ballonzolare in giro con le cuffie in testa. "hai finito?" gli domando col sopracciglio alzato stile Rottermheier. Risponde "quasi".

Dopodichè mi preparo ed esco, porto il Nin agli allenamenti, torno per le 18.20 circa e lo trovo stravaccato sul divano, al buio, sempre con la cuffia in testa che ascolta musica.

Ma benedetto figliolo mio, gli dico, ma come è possibile?? Ma scusa, sei in cattività forzata da giorni, perchè diavolo te ne stai li svaccato a non fare niente? Perchè non stai studiando come un indemoniato, per poi venire da me come un ciclone a dirmi "ho studiato xx ore sabato, xx ore ieri, xx ore oggi, domani castigo o non castigo esco con la morosa e non mi devi rompere i maroni"?? Accetterei anche il turpiloquio, guarda. Anche a me succedevano cose così, ai miei bei tempi, ma vivaddio facevo il diavolo a 4 per riprendermi la mia vita, non me ne stavo vegetante al buio sul divano ad ascoltare musica! Perchè non ti dai da fare, perchè sei così passivo?

Risposta: ma non lo so.

A me cadono le braccia, giuro.
Ma come è possibile?
E' chiaro che la strategia non funziona, ovvero non funziona come speravo funzionasse a livello di studio, ma questo carattere che sta dimostrando, così incline a farsi scivolare la vita addosso francamente non mi piace nemmeno un po'.
Ne avevo già parlato, in passato, ma poi mi era sembrato che andasse meglio, si è fatto prendere dalla febbre dell'acrobatica, iniziato a dire che vuol fare lo stuntman, insomma al di la che io possa apprezzare o meno l'idea, almeno è un'idea, è qualcosa.

Ma ieri mi ha fatto proprio una brutta impressione.

martedì 8 marzo 2016

GUERRA E PACE


E' un periodo fin troppo tranquillo.
A parte i voti del Ric, che se vogliamo sono un peccato veniale, tutto procede sui propri binari, liscio liscio, senza increspature.

Che culo, direte voi.
Eggià.

Solo che a me questa tranquillità eccessiva come dire, mette un filo d'ansia. E che, vogliamo farcela mancare, l'ansia? Giammai!

Due ordini di pensieri mi salgono spontanei in queste circostanze. Il primo, breve e conciso: dove sta la
fregatura? Certo, perchè quando va tutto bene deve per forza esserci una fregatura da qualche parte no? Tipo: abbiamo avuto un inverno davvero mite, dove sta la fregatura? Che l'estate farà schifo, come minimo. Non so se sia scaramanzia, superstizione, carattere o educazione ma sta il fatto che quando le cose sembrano andare troppo bene,  io sto sempre li in attesa che mi caschi un ramo nodoso di quercia sulla testa. Beh ieri ho fatto i miei soliti controlli cardiologici e vanno benissimo dunque direi che almeno quel ramo lì lo abbiamo schivato :-)





Il secondo pensiero deriva dal fatto che io sono un mago in tempo di guerra, e una persona terribile in tempo di pace. Triste ma vero. La pace non so godermela, non c'è niente da fare. E
anche peggio: scalo le montagne in guerra, ma in tempo di pace un sassolino mi sembra un insopportabile affronto. Una scaramuccia di niente col marito, una sgridata banale ai figli sono capaci di mettermi di cattivo umore per ore. Io, che ho gestito l'ingestibile per mesi, anni a fila, cado miseramebnte davanti a un capriccetto di nulla. Anche nella postura si vede, persino mentre sto sdraiata nel letto: spalle rilassate? E che vuol dire? E così friggo, sfrigolo e rosolo come i friarielli in padella. Mi vien voglia di stortarle un filo, le cose che van così dritte, giusto per il gusto di rimetterle a posto. Almeno avrei qualcosa da fare!



E' inutile, non sono fatta per la gestione ordinaria.
In nessun campo ed ambito.
O straordinario, o niente.


venerdì 4 marzo 2016

VITA SCOLASTICA DI UN ADOLESCENTE INNAMORATO

E ci risiamo daccapo
e che due palle.

Il Ric ha ricominciato a fare il lavativo a scuola.
Un po' che non ha voglia come tutti, un po' la morosa che vede(va) spessissimo, ieri è arrivato a casa con un votaccio in geometria.

Io sono due mesi, dalla fine delle vacanze natalizie, che vado dicendogli di approfittare di questo periodo per studiare a fondo, che "mette le basi" per il proseguimento dell'anno scolastico; sono due mesi che praticamente ogni giorno gli chiedo "ti stai tenendo in pari con lo studio" ricavandone sempre laconici e alquanto seccati "ma si"; sono due mesi che praticamente ogni giorno gli dico di stare all'occhio perchè non sono più disposta a tollerare stupidaggini, che se si fa beccare impreparato poi paga le conseguenze con la sospensione di tutti i suoi privilegi adolescenziali (tipo uscire di casa) e lui sempre "ma seee ma seee".

Bene, il giorno arrivato.
Da ieri il ragazzo è (nuovamente) agli arresti.
Ma questa volta penso proprio che gli pesi parecchio, visto che la prima cosa alla quale rinuncerà sarà vedere la morosa.

Non che ne sia lieta, io.
Mamma bastarda si, ma fino a un certo punto.
Però penso che sia proprio ora di dargli una regolata sotto vari punti di vista. Lo studio, è uno.

Il rispetto è un'altro: è troppo abituato, come quasi tutti i nostri figli, ad avere quello che vuole quando lo vuole e quindi a dare poco valore alle cose che ha. I suoi vestiti sono gestiti malissimo, sempre in  giro, ammonticchiati sulla sedia della scrivania per giorni e giorni. Da un paio di settimane hanno cominciato a sparire: la mattina passo e se sono in disordine li requisisco. Ancora non se n'è accorto - o pensa di averli messi da lavare, oppure non vuole darmi soddisfazione. Ma appena inizieranno a scarseggiare i jeans, ci saranno i fuochi d'artificio.

E non passano più i toni arroganti o maleducati con la scusa che "è l'età". Un po' va bene, dopo basta. E non passa più che mangia e in cucina trovo briciole dovunque, stoviglie abbandonate sul lavandino, accessori vari ammucchiati sul mobile invece che messi via. Lo richiamo indietro a sistemare anche 10 volte se necessario.

Certo, sarebbe tutto molto più agevole se non mi sovrastasse di almeno 20  cm. Ma che volete. così è, tocca arrangiarsi.

martedì 1 marzo 2016

LA PALLA OVALE RIMBALZA MALE

Sabato scorso siamo andati, il Nin, il GG ed io allo Stadio Olimpico di Roma a vedere la partita di rugby del Sei Nazioni, Italia-Scozia.





Si dice che il rugby non è il calcio e avendo un figliolo che gioca da un paio di anni (per ragguagli sul minyrugby vi consiglio questo post della mia amica Lucia) ne ero pienamente consapevole, ma non mi sarei mai aspettata la festa, la gioia, l'allegria, l'amicizia, la sportività che ho trovato dentro e fuori dall'Olimpico.

Terzo tempo. Per prima cosa, immaginatevi il terzo tempo (per i non addetti, sarebbe il modo rugbystico di dire "mangiare e bere in buona compagnia"). Un enorme smisurato stand sponsorizzato da una nota marca di birra (che ospitando gli Highlanders, voglio dire, ci sta tutto) stracolmo di ogni ben di Dio e di centinaia e centinaia di persone che ridevano e bevevano e ballavano. Insieme.

Ballavano, perchè c'era un'orchestrina funky che suonava... e tutto intorno vedevi gente allegra battere le mani, insieme, ridendo... gente con addosso bandiere tricolori mescolata a gente con addosso bandiere azzurre... e ridevano, capite, si tenevano per mano e ridevano... ve l'immaginate la mia faccia? Io, che ho visto i tifosi del Monza arrivare allo stadio della Pro-Sesto (campionato di calcio serie promozione) scortati da una camionetta della polizia con gli agenti in assetto antisommossa... mi si è pietrificato un sorriso ebete sulla faccia e sono rimasta bei 10 minuti immobile a guardare, incredula.

Ma avevo ben poco da pietrificarmi perchè manifestazioni di amicizia tra tifoserie opposte ce n'erano a ogni angolo.

Di per se, la folla era molto colorata, ed i tifosi scozzesi erano soltanto a vederli (per noi italiani ovviamente) molto pittoreschi. Indossavano tutti il kilt, tanto per incominciare. Era sufficiente identificarne qualcuno che ti colpisse particolarmente e potevi avvicinarti, sorridere, fare un segno con la mano e in men che non si dica ti trovavi circondata da energumeni in gonna, birra in mano e braccia sulle tue spalle, a fare foto ricordo (io, anche con in testa un berretto di tartan!)

il leone è il Nin con addosso la maschera di uno scozzese


Ma non basta. Cosa pensereste se vi dicessi che questi orgogliosi scozzesi indossavano la maglia azzurra dell'Italia sopra il kilt? Giuro. Quella vera, proprio, con tanto di logo dello sponsor. Come dire, un tifoso milanista che va a vedere il derby con addosso la maglia dell'inter. Si, carto. That's likely!

E poi bancarelle, birra, concerti di musica celtica, cornamuse, birra, cappelli tricolori da giullare, palloni ovali che volavano, birra, bandiere... birra, l'ho già detto birra? Che nel rugby, come dice la Lucia, se ti fai un paio di pinte non ti chiedono se sei alcolista, ti chiedono se sei astemio!

Dentro lo stadio l'atmosfera era assolutamente la stessa. ci siamo seduti col resto della squadra del Nin, atleti rigorosamente separati dai genitori, ed abbiamo atteso che iniziasse la partita in una atmosfera molto gioiosa. Sono entrate le bande per gli inni, e tutti abbiamo applaudito ed ascoltato in piedi anche l'inno della squadra avversaria. Devo dire che sentire Fratelli D'Italia intonato da 70.000 persone fa un certo effetto. I bambini tutti compresi nel ruolo, sull'attenti, mano sul cuore.

E come nota a margine devo dire che avevo già notato che tutti gli atleti della nazionale di rugby conoscono le parole.

Eh sbandierano anche loro !
Il tifo è stato indiavolato, gli urli scatenati, la delusione cocente ma il divertimento assolutamente massimo. Sugli spalti c'erano dei tifosi che si erano portati le cornamuse e inziavano un concertino ogni volta che la Scozia segnava. In compenso quando segnava l'Italia partiva a tutto volume un eroico motivetto (!) degli AC/DC facente parte della colonna sonora di Ironman, tra l'entusiasmo generale.

Certo, purtroppo abbiamo perso... ma era previsto.
Abbiamo tutti creduto fortemente almeno ad una meta in più nel secondo tempo, visto che abbiamo praticamente vissuto 30 dei 40 minuti a un metro dalla loro area, ma purtroppo non siamo passati che una sola volta. Impenetrabili come un muro di mattoni!

E nonostante un poco dignitoso 20-36 all'uscita dallo stadio l'aria che si respirava era immutata: allegra sportività ed amicizia. E' ricominciato il giro degli "er, sorry, can we take a pic together?" senza che nessuno si sognasse nemmeno di girare al largo dagli higlanders maledetti che avevano appena finito di massacrarci sul terreno di gioco. E viceversa, senza un segno o un accenno di superiorità da parte della tifoseria vincente.

I tifosi del rugby sanno che il rugby è un gioco, e sanno il significato dalla parola sportività.

I tifosi del rugby sanno godersi lo spettacolo, sanno divertirsi, sanno stare insieme.
I tifosi del rugby sono patrimonio dell'umnanità!


(e ho anche conosciuto Lucia di Ma La Notte No. Mica cozze!)